Il vino e i suoi protagonisti

il vino

Il Lessona DOC (denominazione di origine controllata) è un vino rosso che si ricava da uve nebbiolo in purezza o con una componente (massimo 15%) di uva vespolina; tutte le uve per la sua realizzazione devono provenire da vigneti siti nel territorio del Comune di Lessona, a un’altezza tra i 200 e i 360 m slm.

Ha un colore rosso granato, che acquisisce sfumature arancioni con l’invecchiamento; possiede un profumo caratteristico, fine ed intenso, che ricorda la viola. Al palato si presenta asciutto, gradevolmente tannico, con sapidità caratteristica e piacevole e con persistente retrogusto. Ha una gradazione alcolica di almeno 12°.

Si tratta di un vino invecchiato almeno 22 mesi, di cui 12 in botte di legno; per la varietà Lessona DOC Riserva i mesi di invecchiamento salgono a 46, di cui 30 in botti di legno.

Si tratta di un vino elegante, che trova perfetto abbinamento in cucina con secondi piatti di carne arrosto o in umido e di selvaggina.

i protagonisti

Non ci sarebbe il vino senza gli attenti viticoltori che, di generazione in generazione, hanno tramandato e tramandano ancora le conoscenze e le competenze necessarie a produrre un vino di qualità.

In questa breve galleria presentiamo alcuni lessonesi che, ciascuno a suo modo, sono stati protagonisti della viticoltura a Lessona.

Corinna Beglia - Corinna Beglia, per tutti a Lessona la Contessa, fu una grande proprietaria terriera, erede delle tenute Beglia, che avevano al loro centro la villa che sorge al Munt, e che ancora oggi porta il suo nome. Visse a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, un periodo in cui l’imprenditoria femminile era poco più che pionieristica, e per questa ragione la sua figura è particolarmente importante. Della sua attività imprenditoriale abbiamo traccia dai diari (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Vercelli) che compilava scrupolosamente, e che sono testimonianze preziose della storia della viticoltura dell’epoca: in essi troviamo narrate le preoccupazioni e i problemi derivanti dalla fillossera e dagli scontri con le leghe contadine.

Nel 1880 andò in sposa a Felice Avogadro di Quinto, generale e aiutante di campo del re Umberto I; da lui ebbe un figlio, Casimiro, che morì in giovane età (1922). In sua memoria la contessa creò un ente di beneficienza con sede a Vercelli e progettò di realizzare a sue spese una importante infrastruttura nel territorio di Lessona: una strada che collegasse il Munt con Masserano; alcune questioni tecniche resero il progetto irrealizzabile, così si selezionò un altro tracciato, tra Ca del Printse e il Picun. Presso i capi della strada sono posizionati due cippi, sui quali si può leggere l’intitolazione «Strada / Conte Casimiro / Avogadro di Quinto / La madre in memoria / 1926» e la direzione; sul cippo posto a Ca dal Printse si trova «Per Cossato», su quello posto al Picun «Per Masserano».

Villa Corinna, la residenza lessonese della Contessa Corinna Beglia

Paolo Antoniotti - Originario di Casa del Bosco (frazione di Sostegno, BI), dove nacque nel 1840 da genitori contadini, Paolo Antoniotti fu sacerdote e precettore dei nipoti e dei figli del ministro Quintino Sella. Alla missione pastorale affiancò un grande interesse per le questioni sociali ed agrarie: fu cofondatore della rivista Eco dell’Industria del Biellese, prima vicepresidente e poi presidente del Comizio Agrario Biellese e della sua rivista, oltre che autore di numerosi opuscoli sull’enologia, la viticoltura e la vinificazione, tra i quali ricordiamo Industria enologica nel Biellese e cenni pratici sulla vinificazione (1869), Costumi e trasformazioni del baco gemmifago e mezzi per distruggerlo (1880) e L’industria viticola ed enologica nel Piemonte - Cenni popolari (1884). Questa attenzione al mondo del vino e in particolare al lavoro vitivinicolo gli valsero nel 1903 una Croce al merito del lavoro. È noto soprattutto per essere uno dei "padri" del vino Bramaterra.

Marco ed Eraldo Marocchetti - I Marocchetti sono una nobile famiglia biellese che lega la sua storia a Lessona all’inizio del XIX secolo. In seguito al matrimonio con Anna Maria Amosso, Cesare Luigi Marocchetti entra in possesso della Merca (il nonno materno di sua moglie, Carlo Giovanni Giacomo Robiolio la comprò dai Simiana Freschi nel 1815); nel 1854 si trasferì definitivamente a Lessona, vendendo tutti i suoi beni a Riva, nel comune di Biella. Suo figlio Marco Marocchetti fu fervente garibaldino (si fece seppellire con la camicia rossa) e, seguendo le orme paterne, buon enologo, come attesta un epitalamio composto dai suoi amici di Masserano in occasione delle nozze del figlio Eraldo, nel 1897. Anche Eraldo, figlio di Marco, seppur medico di prima professione, portò avanti l’azienda paterna; sotto la sua guida, fu prodotto un Lessona che si aggiudicò una medaglia d’oro di primo grado all’Esposizione Agricola e Zootecnica di Novara del 1927.

Venanzio Sella - Messer Comino Sella acquista da Bernardino Mino una vigna in regione Castellazzo (probabilmente storpiatura di Castèl): è il 1671 e così inizia, almeno a livello documentario, la storia dei Sella a Lessona. Una storia ovviamente legata al vino, e che si svolge prevalentemente tra lo Zoppo, collina sulla quale si erge il Palazzo Sella, ora in via di ristrutturazione, e il Piccone, altra zona vitata di Lessona. Tra le numerose figure di questa famiglia legate a Lessona e al vino ricordiamo Gregorio, che fu tra i pionieri lessonese della lotta alla crittogama, nel XVIII secolo, e il ministro Quintino, che, secondo la leggenda locale, nel 1871 brindò all’unità d’Italia con il Lessona. In anni più recenti la figura di Venanzio è ritratta con parole lusinghiere da Mario Soldati in Vino al Vino: lo scrittore fu infatti ospite al Palazzo Sella durante il suo viaggio del 1968. Esperto viticultore, cultore della storia vitivinicola locale, Venanzio Sella fu anche tra i promotori dei primi incontri dei produttori locali che portarono alla richiesta e poi al riconoscimento della DOC per il Lessona.

«Giungemmo a Lessona sul mezzogiorno: e vedemmo di lontano, proprio in vetta a un poggio ricoperto di vigneti e segnato di cipressi, una casa bianca, antica, giusta di proporzioni, di nobile architettura fine Settecento o primo Ottocento. Non poteva essere che là».

Da: Mario Soldati, Vino al Vino. Alla ricerca del vini genuini. I tre viaggi in edizione integrale. A. Mondadori, Milano, 1977.

Felice Sperino - Medico di professione, come già il padre (che fondò a Torino l’Ospedale Oftalmico), Felice Sperino si dedicò alla viticultura e all’enologia dalla sua tenuta, nelle cantine del palazzo che fu dei Bulgaro e dei Barozzi a Castello, costruito sul sito dell’antico castello di Lessona. Fu autore di due contributi scientifici di non poco valore, Intorno alle viti americane come mezzo di resistenza contro la fillossera (1881) e I nostri vitigni della provincia di Novara (1906); il manoscritto di un terzo contributo, una memoria sulle tecniche di coltivazione e di vinificazione a Lessona tra Ottocento e Novecento, è tutt’ora inedito.

Antonio Bergero - Originario della Battiana, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, fu per lungo tempo protagonista del mondo sindacale socialista a Lessona e nel circondario biellese.

A partire dalla fine dell’Ottocento il prezzo delle uve calò drasticamente (si calcola circa un 30-40% in meno) e ciò si ripercosse, inevitabilmente, sulle paghe dei contadini. Antonio Bergero, assieme ad altri elementi di spicco del socialismo Lessonese (Enrico Monti, Pacifico Clerico) si batté per i loro diritti, creando nel 1905 la Lega lessonese, che fu la prima e anche la più combattiva organizzazione pre-sindacale nel biellese agricolo. Resta traccia delle sue azioni attraverso le lettere di arringa e le relazioni dei comizi sulla stampa socialista dell’epoca, così come attraverso le piccate note della Contessa Beglia sui suoi diari.