Il territorio

Il comune di Lessona ha un’estensione di 11,7 kmq e si trova nella parte orientale della provincia di Biella, a 13 km dal capoluogo. Il territorio si estende tra il corso del fiume Strona e del torrente Osterla, sviluppandosi in lunghezza da Nord-Ovest a Sud-Est, ed è a sua volta segnato all’interno da altri corsi d’acqua di minore portata. Nella parte settentrionale e centrale i ruscelli scorrono ai piedi di vallate collinari lunghe e con una buona esposizione al sole, che ha favorito negli anni lo sviluppo della viticoltura; nella parte meridionale, invece, si sviluppa la baraggia, voce con cui si indicano i terreni poveri, occupati perlopiù dalla vegetazione tipica della brughiera (erica, rovi, querce, ecc.).

La viticoltura è favorita anche dal particolare assetto climatico della zona: grazie alla protezione offerta dalle Prealpi Biellesi, il microclima è particolarmente adatto alla maturazione delle uve, anche di quelle più tardive come il nebbiolo, cultivar essenziale del Lessona DOC. Un’altra componente importante è quella del suolo: come dimostrano gli affioramenti di fossili tra le colline, il terreno è costituito da antichi sedimenti marini friabili, ricchi di minerali, in alcune zone di colore rossiccio, indizio della presenza di ferro.

La popolazione, di 2662 abitanti (rilievo Istat del 31-12-20), vive nelle diverse borgate che costituiscono il comune. Storicamente, le zone di insediamento principali sono tre: Capovilla (Cudvilla), Torto e Ratina (Ratinn-a); a queste bisogna aggiungere Crosa (la Croza), a NO di Capovilla, fino al 2016 comune autonomo. Ciascuna di queste zone raggruppa diversi insediamenti (detti localmente cantoni), che spesso si sono generati a partire dall’espansione di cascine sparse, circondate dai terreni di proprietà.

Che cosa vuol dire Lessona?

Il toponimo Lessona, Alsunn-a in piemontese, è attestato già nel XII secolo nella forma <Lexona>. Sulle sue origini sono state avanzate diverse ipotesi.

Sono ampiamente note due paretimologie (cioè due interpretazioni del nome che si basano su assonanze fonetiche, senza però essere supportate dall'evoluzione storica della lingua): la prima vorrebbe il toponimo derivato dal sintagma lex una, cioè 'una legge', a indicare che vigeva una sola legge per tutta la popolazione; la seconda, invece, fa derivare il nome di luogo dal sintagma laesa sum, 'sono ferita' e a mo' di spiegazione si indica una riproduzione dell'antico stemma comunale, nel quale comparirebbero cinque ferite (ma v. oltre, per una diversa e più convincente spiegazione).

Il verso significato, però, sta altrove: il toponimo va accostato al fitonimo ilex, ilicis 'leccio' o 'elce' (Quercus Ilex L.), una fagacea sempreverde diffusa nel bacino del Mediterraneo. Siamo un po' distanti dalle zone temperate habitat di questa pianta, ma come abbiamo detto Lessona gode di un microclima particolare che potrebbe aver favorito la presenza della pianta, richiamata dal toponimo in quanto elemento caratterizzante del paesaggio. Il fitonimo è ampliato con un suffisso -ona, di solito dal valore accrescitivo, ma che nel toponimo presenta probabilmente un valore collettivo.

Cenni di storia locale

Il primo reperto storico-archeologico risalente all’età romana è la cosiddetta lapide del Sagario, rinvenuta una prima volta nel XVIII secolo e poi impiegata per coprire un tombino: così la ritrovò don Delfino Maggia nel 1923. Si tratta di una stele funeraria del II secolo d.C., in cui una donna, Quinta Sestilia, rendeva omaggio ai Mani (le anime dei morti) del marito, Quinto Quarzio Sagario (il sagum era la veste di lana tipica dei contadini: sagario, quindi, potrebbe rimandare alla professione dell’uomo).

Le attestazioni aumentano in età medievale, periodo in cui spesso compare l'indicazione di via lexonasca a indicare un tracciato che doveva collegare montagna e pianura, passando evidentemente per Lessona. A protezione della strada sorgeva probabilmente un castello, citato in diversi documenti a partire dal Trecento e distrutto due secoli dopo; oggi ne resta traccia nel nome di una borgata.

All’inizio del Quattrocento Lessona entra nell’orbita sabauda: nel 1403 la comunità giura fedeltà ad Amedeo VIII. Nei secoli successivi, in particolare a partire dal tardo Seicento, la zona richiama numerose famiglie nobili biellesi, che qui costruiscono le loro ville: residenze di campagna, che nei periodi di villeggiatura portano denaro e nuove mode dalla città, e grandi centri agricoli, che tutto l’anno offrono impiego ai Lessonesi. La viticoltura è il tratto caratterizzante dell’economia locale fino al Novecento, quando attorno agli anni Trenta il settore vitivinicolo entra in crisi. L'incertezza economica spinge molti lavoratori a guardare al più rassicurante comparto industriale, e in particolare all’industria tessile, che conosce momenti di grande fortuna nel Biellese. La coltivazione della vite resta così appannaggio di pochi viticoltori, ma non per questo meno intraprendenti: il meritato riconoscimento per il loro lavoro e per la qualità del vino prodotto arriva nel 1976, quando, con l'assegnazione della DOC, viene definito il disciplinare di produzione del Lessona.

La DOC dà nuova linfa alla viticoltura; anche grazie agli strumenti amministrativi di cui il comune si dota negli anni Novanta del secolo scorso, volti a favorire il ritorno alla coltivazione della vite, si impiantano nuove vigne e il livello di produzione comincia a crescere (complice anche la crisi del settore tessile dell’ultimo decennio).

Nel 2016 il comune di Crosa e quello di Lessona si fondono in un'unica unità amministrativa e lo stemma comunale viene ridisegnato per dare spazio ai simboli di entrambi i territori. Ripartito in quattro parti, in alto a sinistra ritrae le "cinque ferite", già presenti nello stemma del comune di Lessona da lungo tempo; secondo un’altra interpretazione, avvalorata dall’intestazione di un catasto figurato del Settecento, l’immagine rappresenterebbe cinque grappoli d'uva stilizzati, che sono stati riportati nel nuovo stemma in basso a destra. Nel quadrante superiore destro compare una croce bianca in campo verde, con al centro una rosa bottonata rossa che richiama l'ex comune di Crosa e il significato del toponimo: il nome infatti può essere collegato al piemontese cröz 'profondo' (che descriverebbe la morfologia del luogo, fatto di ripidi crinali che scendono verso lo Strona), oppure a crosium 'incrocio', che dà conto del passaggio di antiche strade sul territorio e della nascita del paese attorno al loro punto di intersezione. Il leone raffigurato nell'ultimo quarto rappresenta il territorio di Crosa: è il simbolo della contea di Mortigliengo, di cui Crosa fece parte, ma è riprodotto in colore argento, anziché oro, e con una posizione specularmente ribaltata per segnalare il cambio di prospettiva adottato dall'ex comune in seguito alla fusione con Lessona.

Bibliografia

ATPM 59, Lessona. Area Piemontese. Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano, Torino, 2021.

Bracco Claudio, Del nuovo stemma della nuova Lessona, Edizioni Gariazzo, s.d. [2018].

Gasca Queirazza et alii, Dizionario di toponomastica, UTET, Torino, 1990.

Graziola Giuseppe, Il Barone di Castello. Storia della "Magnifica Comunità di Lessona" nel secolo XVIII, Edizioni Gariazzo, Vigliano Biellese, 1998.

Graziola Giuseppe, Le ughe di Santo Gaudencio. Storia della viticultura lessonese, Edizioni Gariazzo, Vigliano Biellese, 2001.